Gli Anime

Semplici cartoni animati?


Anime è l'abbreviazione di animēshon che derivata dalla parola inglese animation e questo termine viene usato dagli anni ‘70 per definire tutte le animazioni (film compresi) sia di produzione nipponica che non che fino a quel momento erano stati chiamati doga eiga e cioè film animato (o manga eiga, film di fumetti).
Erroneamente nei paesi occidentali viene usato per indicare solo i cartoni animati giapponesi e quasi sempre si pensa che siano rivolti a target infantili o addirittura pornografici, ma queste sono solo piccolissime aree del anime. In realtà l’anime è un fenomeno culturale popolare di massa, un intrattenimento commerciale e una forma di arte tecnologica. L tipologia di pubblico è vasta e dunque possono trattare soggetti, argomenti e generi diversissimi.
Gli anime vengono prodotti per la televisione, per il mercato home video (i famosi OAV che significa original anime video), per il cinema e di recente anche per le piattaforme internet.



Le origini degli anime si può far risalire al periodo Edo quando dei pittori riprodussero in sequenza le movenze di una danza orientale e nacque quindi l’utsuhine che è un equivalente della lampada magia in Giappone.
I veri pionieri però iniziarono a sperimentare tecniche di animazione rudimentali nel 1914 e nel 1932 nacque la prima produzione con sonoro parlato nonostante non fosse in grado di fare concorrenza ai fratelli americani. Fu proprio in questo periodo comunque che la politica espansionistica del Giappone incoraggio e sovvenzionò la produzione di animazione per fini propagandistici e tra il 1917 e il 1945 c’è stato un vero boom di produzione di cui purtroppo è rimasto ben poco.
Con la fine della seconda guerra mondiale e l’arrivo della grande crisi economica rese difficile impiegare risorse per la produzione di animazioni che riprese seriamente solo nel 1958 a cui seguirono molti altri prodotti da una delle tuttora piu importanti case di produzioni giapponesi la L
Il vero boom degli anime moderni avviene innanzitutto grazie alla fortuna del mercato di fumetti e al avvento della televisione. Nel 1963 viene messo in onda il primo episodio in bianco e nero di Astro Boy e dalla metà degli anni ‘60 la produzione di animazione ha una crescita sostanziale con tecniche sempre piu moderne e televisioni private interessate nel loro uso pubblicitario. Anche il mercato di gadget, modellini e giocattoli ha sicuramente aiutato a incrementare la loro produzione. Al giorno d’oggi, gli anime sono un vero e proprio fenomeno di proporzioni mondiali.



Anche gli anime sono veicoli per la diffusione della cultura giapponese nonostante le varie contaminazioni straniere. Molti elementi del costume e della società giapponese come elementi shintoisti o buddhisti, del bushido o dei rapporti sempai-kohai ( un rapporto nella società giapponese dove il primo è "colui che ha iniziato prima", e il secondo "colui che ha iniziato dopo". E’ una relazione che implica rispetto e devozione del kōhai verso il senpai, ma anche che questi sia effettivamente in grado di consigliarlo e indirizzarlo nella vita.



Il processo di produzione di un anime comincia con una fase di pianificazione che può essere di due tipi:
-Scegliere un manga o un romanzo da cui trarre la sceneggiatura e comporta una serie di negoziazioni tra autori, editori e produttori
-Soggetto originale concepito dal regista.
Scelto il soggetto, si scrive la sceneggiatura da cui nascono le prime direttive per creare i personaggi e le ambientazioni. Dunque si passa alla realizzazione del ekonte che è lo storyboard che serve come traccia base. A questo punto vengono realizzati i primi disegni che vanno a formare l’animatic (una versione animata del ekonte) che serve per calcolare i tempi e i ritmi, poi vengono aggiunti dialoghi e musiche.
Dopo tutti questi passaggi, si passa alla realizzazione vera e propria del anime con la produzione dei keyframe che sono i momenti fondamentali delle azioni e gli in-between cioè le scene di passaggio da un keyframe all'altro. La colorazione può essere realizzata a mano oppure al computer dopo aver scannerizzato i disegni. Un dettagli particolare è che, al giorno d’oggi, nonostante l’ampio uso del computer in vari ambiti, gli anime vengono ancora realizzati al 95% a mano.
Completata l’animazione, vengono aggiunte le colonne sonore e i doppiaggi, la musica di sottofondo e le sigle animate (molto spesse cantate da artisti j-pop).



Ci sono poi delle simbologie negli anime, spesso derivati dai manga da cui sono tratti, come ad esempio l’uso frequente di linee cinetiche per esaltare i movimenti, l’uso espressivo dei fondali per sottolineare gli stati d’animi dei personaggi e tanti altri segni grafici tipici dei fumetti come la goccia di sudore dietro la testa, la bolla al naso per il sonno profondo o, quello piu riconoscibile di tutti, gli occhi spesso molto grandi rispetto al viso per una maggiore resa espressiva anche se negli ultimi anni si è giunti a occhi molto piu simili a quelli a “mandorla” dei giapponesi.

Gli anime, come i manga, sono suddivisibili in categorie:
-Kodomo per bambini fino ai 10 anni;
-Shōjo per ragazze dai 10 anni fino alla maggiore età;
-Shōnen per ragazzi dai 10 anni fino alla maggiore età;
-Seinen per un pubblico maschile dai 18 anni in su;
-Josei (o Redīsu) per un pubblico femminile dai 18 anni in su.



L'Italia è stato uno dei primi paesi occidentali ad importare anime tra la fine degli anni settanta e l'inizio degli anni ottanta. A partire però dalla metà degli anni ottanta, gli anime vennero demonizzati dal opinione pubblica portando a una minore importazione. Tali circostanze hanno portato a ritardi nella distribuzione di nuovi anime in Italia colmato in parte nella seconda metà degli anni novanta grazie alla crescita del home video. Furono poi canali come MTV italia, Italia 1 e Rete 4 a rilanciare la diffusione degli anime e negli ultimi anni anche internet è diventata un nuovo canale distributivo globale.
Dato che in Italia e in Occidente si pensa che l’animazione sia rivolta solamente ai bambini, molti anime destinati originariamente ad adulti o adolescenti sono stati infatti adattati forzatamente per una fascia di età infantile causando variazioni e molte volte veri e propri sconvolgimenti dei dialoghi e delle trame delle storie originali. Tagli di frequenze e censure di ogni genere sono stati praticati per abbassare l’età del target del pubblico soprattutto a causa di molti giornalisti e psicologi che li ritenevano inadatti ai bambini, ma i produttori nipponici harro risposto organizzandosi in associazioni che avevano come obiettivo la tutela del integrità delle opere originali tanto che i diritti su molti anime sono stati ritirati fino a quando le televisioni che le mettevano in onda non hanno ceduto alla trasmissione del prodotto integrale.

L'animazione giapponese ha avuto un significativo impatto sui giovani italiani nati dalla fine degli anni sessanta in avanti tanto che molti studiosi si riferiscono ai manga e anime come fenomeni culturali e sociologici.
Un cambio radicale italiano rispetto agli originali giapponesi furono le sostituzioni delle sigle (quelle originali erano considerate poco adatte ai bambini) e si passa dalle prime scritte da artisti come Vince Tempera o i Cavalieri del Re a quelle conosciute da tutti piu moderne di Cristina d’Avena e Giorgio Vanni.
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